DORMIRE TRANQUILLO: PERCHE’ TUO FIGLIO NON NE VUOLE SAPERE?

DORMIRE TRANQUILLO: PERCHE’ TUO FIGLIO NON NE VUOLE SAPERE?

Sveglia presto, prenditi cura dei bambini, mandali all’asilo o a scuola, una giornata di doveri.

Arrivi a sera e vorresti solo dormire in pace.

Purtroppo, però, ti ritrovi a dover fare i conti con i continui risvegli di tuo figlio o con la sua voglia di non lasciarti andare a dormire pur di stare con lui.

A seconda dell’età del bambino e a seconda di ogni singola situazione, i motivi per cui tuo figlio non ne vuole sapere di dormire tranquillo possono essere vari.

Ho stilato una mia personalissima classifica in base a quello che ho notato essere più frequente nei bimbi che vedo nel mio studio, che ora ti descriverò in 6 punti.

(Alla fine troverai le fonti grazie alle quali ho elaborato l’articolo)

1. PAURA DEL  BUIO

Mi capita spesso che i bambini che vengono da me mi portino il tema della paura del buio, quando sono a letto.

Molti genitori pensano di risolvere trattando il bambino “da grande”, dicendogli che dopo una certa età (di solito 6/7 anni) un bambino è GRANDE e non può più avere paura del buio, che tanto non succede niente.

A parte che se una paura c’è non basta “provare a non provarla” affinché se ne vada, su  questo tema ho trovato molto interessante il contributo di Peter Gray, Psicologo e studioso dell’Apprendimento.

Analizzando i comportamenti delle varie culture esistenti ad oggi sul pianeta, Gray afferma come solo in Occidente emerga da parte dei bambini la protesta per andare a letto perché c’è la paura del buio .

Questo non perché i bambini degli altri popoli siano più coraggiosi ma perché solo le culture occidentali (e occidentalizzate) troverebbero normale che un bambino debba dormire da solo, senza i genitori e al buio.

Secondo l’autore, infatti, questa paura avrebbe un’origine archetipica ed evoluzionistica: fino a non troppi anni fa i mostri sotto al letto erano reali ed erano animali pericolosi per la sopravvivenza dell’uomo.

Queste memorie ancestrali, secondo alcuni autori tra cui lo stesso Gray sarebbero ancora presenti nel DNA umano… quindi anche in quello di tuo figlio.

Se dormire nella stessa cameretta non è la soluzione che vuoi , magari perché reputi tuo figlio sia troppo grande o per altri motivi, una lucetta può aiutare.

Quelle piccoline che fungono da punto luce, però, ho notato come spesso siano troppo poco luminose per aiutare i bambini ad avere meno paura. Potete scegliere insieme una luce della giusta intensità, magari ricordando a tuo figlio che se ha paura può venire nel lettone il tempo necessario per farsi rassicurare.

2. SONNO E FASE REM: il sonno attivo

Se stiamo parlando del sonno di un neonato, mi accorgo di come molto spesso i genitori siano convinti che il bimbo si sia svegliato quando… sta vivendo la fase rem del sonno.

Premettendo che il ciclo del sonno non è quello di un adulto e che è più che normale che i bebè possano svegliarsi anche ogni 2 ore se sono molto piccoli, il discorso del sonno rem merita una spiegazione a sè.

Il sonno rem nel neonato viene chiamato “sonno attivo”. A causa della fisiologia del suo sistema nervoso, che è ancora immaturo, la caratteristica principale di questa fase del sonno è che un neonato può piangere, fare versi, muoversi, addirittura aprire gli occhi come fosse sveglio.

Senza però essere sveglio.

Va da sè che se la mamma o il papà, nel tentativo di calmarlo, lo prendono in braccio o lo spostano, a quel punto può svegliarsi davvero e ci può volere tempo per aiutarlo a calmarsi e a riaddormentarsi.

Non ti sto consigliando di lasciarlo piangere così si abitua (va contro le più note evidenze neuroscientifiche) ma di provare a modulare il tuo intervento.

Puoi per esempio provare prima di spostarlo o prenderlo in braccio a fargli una lieve carezza, vedendo se questo basti a tranquillizzarlo senza svegliarlo.

Oppure aspettare qualche secondo in più prima di intervenire.

Ovviamente se il neonato dorme nella stessa stanza della mamma e del papà, magari con il bed-sharing o con culle strutturate in modo da fungere da prolungamento del lettone dei genitori, favorendo il contatto, è tutto più facile e meno stressante per il bebè ma anche per i genitori.

3. BISOGNO DI STARE CON IL GENITORE CHE NON SI È VISTO TUTTO IL GIORNO 

Hai fatto colazione con tuo figlio, l’hai portato all’asilo dove la baby sitter lo è andato a prendere nel pomeriggio. Sei tornata a casa in tarda serata, giusto per il momento della cena e per andare a letto.

Ma al momento di prepararsi, mettere il pigiama e leggere una storia, tuo figlio si attiva a bomba come se avesse l’argento vivo addosso e  trova tutte le scuse possibili per non farti andare via.

Ho notato come, in casi simili, il punto sia uno: tuo figlio vuole stare con te.

E non stare con te mentre fai le pulizie, mentre cucini, mentre telefoni. Stare con te mentre STAI con lui.

Un bambino non è in grado di comprendere come mamma e papà non ci siano tutto il giorno perché devono lavorare per lui, come facciano il possibile per tenere insieme tutto e come arrivino a casa stanchi.

Lui vede che mamma e papà non ci sono, non giocano con lui quando lui invece vorrebbe farlo (ricordati che giocare è IL modo di comunicare del bambino.)

Sento spesso dire come l’importante sia la qualità del tempo passato insieme più della qualità.

Per quello che vedo nel mio studio mi sento di affermare che, certo, la qualità del tempo trascorsa con i figli è importante… ma se il tempo è poco è poco e basta.

Se ti ritrovi in queste parole puoi intanto tenere conto di ciò che c’è dietro a certi comportamenti di tuo figlio, dando loro un nuovo significato; in più puoi pensare di dedicare un po’ di tempo in più al gioco quando torni a casa (esempio una mezz’ora solo per quello, dove ci sei in totale presenza, solo dopo arriveranno le routines della nanna) o alla lettura della favola della buonanotte o alle coccole quando torni a casa, e magari partire dal week end , quando le routines si ammorbidiscono e si è tutti più rilassati. per fare una bella ricarica di tempo giocoso trascorso insieme.

Se ti sembra di non avere tempo, pensa che il tempo lo impiegheresti lo stesso mentre provi a convincere tuo figlio a lasciarti andare a dormire … 😉

4. PREOCCUPAZIONI CHE NON PERMETTONO DI ADDORMENTARSI

Prepararsi per andare a dormire significa separarsi dalla giornata che si è avuto, allentare il controllo, non pensare a niente e abbandonarsi a Morfeo.

Se la giornata a scuola o all’asilo è stata brutta, se ci sono delle cose che preoccupano, se il clima in famiglia è teso, può capitare di non dormire bene o di fare incubi.

È una cosa che succede anche a noi adulti, del resto.

Se da un periodo questo capita anche a tuo figlio, prova a farti attenta per cercare di comprendere se ci sia qualche preoccupazione alla base.

Tieni bene a mente che delle cose che per noi adulti possono essere banali, per un bambino piccolo, che ha le risorse giuste per la sua età, possono essere molto grandi.

Non minimizzarle.

5. TROPPO POCO GIOCO LIBERO. TROPPO POCO OZIO

Recentemente ho acquistato un bellissimo libro di Giorgia Cozza con molti spunti di gioco per la fascia 0-6. Consultandomi con un’educatrice che mi chiedeva se conoscessi libri dai 6 in su mi sono resa conto di una cosa.

C’è molto materiale per le attività ludiche fino ai 6 anni poi… il vuoto.

Chiaramente molti giochi che vanno bene a 6 anni possono andare bene anche a 7 o 8 ma il punto non è questo.

C’è una legge non scritta per cui quando un bambino inizia la scuola primaria diventa grande e deve smettere di giocare per pensare al dovere.

Che tristezza!

Non solo il gioco è molto importante per il bambino in tutte le sue forme ma il gioco libero è una fonte di apprendimento fondamentale.

Richard Louv parla di deficit di natura riferendo come sensazioni di sradicamento dal mondo, difficoltà di concentrazione, stress, ansia, depressione che i bambini possono provare potrebbero avere come causa proprio la perdita della possibilità di giocare all’aperto, in movimento e in natura.

Di solito, effettivamente, il massimo che vedo è genitori che pensano come la soluzione sia fare più sport (ovvero altre attività strutturate oltre alla scuola) ma zero ozio e gioco libero.

Tutto questo fa sì che il bambino, dopo una giornata piena di attività strutturate e una mattinata a scuola in cui sta in modo innaturale quasi sempre seduto, arrivi stanco mentalmente ma fisicamente abbia ancora molta energia che vorrebbe solo trovare espressione.

Permettere a tuo figlio di giocare all’aperto di più non solo è gratis ma può davvero risolvere tante difficoltà, tra cui quelle inerenti il sonno.

6.IL TABLET NON RILASSA TUO FIGLIO MA LO ATTIVA. 

Nicholas Kardaras, medico che si occupa di dipendenze, afferma come tablet e smartphone abbiano lo stesso impatto sul cervello, a livello clinico e neurologico di droghe come la cocaina.

In particolare andrebbero ad intaccare le zone della corteccia cerebrale adibite a controllare l’impulsività , esattamente nella modalità in cui le intaccherebbero le cosiddette droghe di classe A.

Secondo Kardaras (e secondo la maggior parte dei pediatri) i bambini non sarebbero abbastanza sviluppati a livello neurologico per poter affrontare una cosa così potente come l’esperienza dello schermo, soprattutto sotto i 10 anni di età.

Se prima di dormire lasci che tuo figlio si attivi con il tablet, sappi che appunto lo stai attivando, non lo stai aiutando a rilassarsi.

Se proprio questo tablet glielo vuoi dare, almeno 1 ora prima della nanna assicurati che lo spenga e che si dedichi ad attività realmente rilassanti per il suo sistema nervoso (coccole, lettura di fiabe ad esempio).

Questo articolo ha suscitato il tuo interesse e senti il bisogno di condividere con me una difficoltà inerente il sonno di tuo figlio?  Scrivimi pure alla mail info@datemifiducia.it o telefonami al 3409628159 per prenotare una consulenza psico-educativa.

Fonti e spunti per approfondire

Peter Gray – articolo – Why Young Children Protest Bedtime: Evolutionary Mismatch-The monsters under the bed are real.

Peter Gray: Lasciateli giocare

Thomas Berry Brazelton – il tuo bambino e il sonno

Jean Liedloff – Il concetto del continuum

Richard Louv: L’ultimo bambino nei boschi

Daniel J. Siegel – 12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino

Nicholas Kardaras – Glow Kids: How Screen Addiction Is Hijacking Our Kids – and How to Break the Trance Hardcover

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